PASSIGNANO SUL TRASIMENO. Lo ha ucciso, sgozzandolo con un coltello da cucina, per colpire la donna che lo aveva lasciato. Tommaso, nove anni, figlio unico di una coppia di genitori separati, ha pagato il prezzo della follia dell'amore. Suo padre, Johnny Bruscia, un carrozziere di 38 anni, lo ha prima portato dal nonno a casa del quale entrambi hanno consumato il loro ultimo pasto e poi lo ha riaccompagnato a casa. Lì, nella villetta bifamiliare sulle sponde del lago Trasimeno dove fino a un anno fa la famiglia Bruscia era ancora una famiglia unita, si è consumata la tragedia.
Ha condotto il figlio in quella che era stata la sua camera matrimoniale e gli ha puntato il coltello alla gola recidendogli la giugulare. Lo ha lasciato così, riverso sul pavimento, agonizzante. La morte per dissanguamento è sopraggiunta più tardi, quasi contemporaneamente a quella del padre. Dopo aver ucciso il suo bambino ha chiuso a chiave la porta di casa ed è salito in auto. Ha messo in moto la Porsche grigia e si è diretto verso il più vicino passaggio a livello con l'intenzione di farsi travolgere dal treno in corsa. Ha trovato le barriere chiuse, ha abbandonato l'auto e si è incamminato sui binari.
Il treno è arrivato verso le 14: il macchinista alla guida del treno proveniente da Terontola e diretto a Foligno se lo è trovato disteso sui binari. Pur tentando una frenata d'emergenza, il ferroviere non è tuttavia riuscito a evitare l'uomo, stritolato dal convoglio e trascinato per circa duecento metri. Un omicidio-suicidio che ha gettato nello sgomento la piccola comunità di Passignano sul Trasimeno dove Johnny Bruscia lavorava nell'avviata officina del padre. I carabinieri del Comando Provinciale di Perugia hanno subito escluso l'ipotesi dell'incidente.
All'identità del suicida sono risaliti attraverso la targa dell'auto. Del corpo dell'uomo l'impatto con il treno ne aveva fatto scempio. Adelio Bruscia, padre e nonno di Johnny e Tommaso, ha saputo della morte del figlio dal comandante della stazione dei carabinieri di Passignano. E' stato lui a chiedere del bambino, del suo piccolo Tommaso. E' stato lui a consegnare agli investigatori le chiavi della villetta del figlio dove Tommaso, giaceva esanime, i vestitini intrisi di sangue, sul pavimento della camera da letto dei suoi genitori.
E' ancora lui a non trovare le parole, ammesso che le parole ci siano. «Sono venuti a salutarmi stamattina», ha detto tra le lacrime. I singhiozzi gli impediscono di terminare la frase. Scuote la testa, come a dire no, non può essere vero. Non fa che ripetere la stessa ossessiva esclamazione. «Come avrei potuto immaginare...». No, Adelio Bruscia non poteva saperlo. Non lo poteva sapere nessuno che Johnny avrebbe posto fine alla sua vita e a quella di Tommaso. Una persona tranquilla, lo definiscono i conoscenti: un uomo riservato, apparentemente senza problemi particolari, tranne quella sofferta separazione dalla convivente e il desiderio di una nuova storia d' amore, da cercare, magari, in un paese lontano. Qualcuno racconta di una lieve depressione. Di recente si era anche allontanato per un po’ dal lavoro per un problema di salute non grave che lo aveva però costretto a subire un interevento chirurgico. Anche durante il pranzo di ieri dai nonni, non sarebbe successo nulla di particolare.
Si parla però di un futile battibecco di Johnny con sua madre, a proposito di una pietanza. A ripensarci adesso, un comportamento insolito per un giovane tranquillo come Johnny, che ancora oggi, durante quel pranzo - si racconta - era stato affettuoso come sempre con il figlio, chiedendogli un bacio.
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